Calcio Estero

"La tecnologia serve, ma il calcio è delle persone". La lezione di Tabarez!

di Claudio Ruggieri

Foto di Wikimedia

Pubblicato il 05/03/2022

Dopo 15 anni Oscar Tabarez è stato sollevato dall'incarico di commissario tecnico dell'Uruguay. Durante la sua carriera ha lottato contro la malattia e soprattutto ha cercato di dare una propria impronta al calcio mondiale.

Quindici anni su quella stessa panchina, difendendo la propria Nazione. Una vita sulla panchina dell'Uruguay per Oscar Tabarez, il "Maestro" come amano chiamarlo in patria. Uno che ha visto tanti giocatori vestire la maglia della "Celeste" e ha cercato di plasmare una rosa piena di talento ma che ha raccolto poco. Solo una Coppa America con l'Uruguay, oltre a qualificazioni ai Mondiali. Non tantissimo se pensiamo al calibro di certi calciatori come Cavani, Suarez, Forlan e tanti altri che sono passati in tutti questi anni. Ma Tabarez ha cercato di andare oltre il semplice lavoro di allenatore, ha cercato di entrare nella testa dei propri giocatori. In una vecchia intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, Tabarez ha voluto parlare del concetto di squadra, del talento dei giocatori e anche della tecnologia che da qualche anno è entrata nel mondo del calcio in maniera sostanziale. A proposito della tecnologia, Tabarez afferma.

"La tecnologia serve, aiuta e la uso, ma va aggiunta un’altra considerazione: il calcio non è cambiato. Continua ad essere una questione tra persone, e questo è l’aspetto più rilevante. Il fattore principale nel rendimento di un calciatore è la capacità individuale e collettiva espressa dagli uomini che abbiamo a disposizione. Il grande protagonista è il giocatore, che solo quando dà un significato preciso a ciò che sta facendo riesce a crescere".

Tabarez ha anche parlato del discorso talento, della squadra che deve comunque crescere per diventare un gruppo vincente e solito. E l'ex allenatore di Cagliari e Milan ha elogiato il Liverpool di Klopp.

"Il talento non è sufficiente. È importante per arrivare a un certo livello professionale, però per diventare un vincente, un leader, per fare come il Liverpool di Klopp, al momento l’espressione più brillante del calcio mondiale, servono anche altre cose. Penso all’unione del gruppo, alla condivisione di valori e obiettivi, al riuscire a dare un significato a ciò che si sta facendo. Questo rende straordinaria una squadra normale. E sono cose che dipendono dalla capacità dello staff tecnico, non te le dà un tablet. La differenza la fa sempre il fattore umano".

Altro tasto toccato da Tabarez è quello sull'eterno duello tra contropiede e possesso palla che in questi anni sta spopolando tra gli addetti ai lavori e tra i tifosi.

"Con questa storia del calcio di possessione sembra che qualsiasi squadra possa farlo e dipenda dall’illuminazione che può avere un allenatore. Non è così: per me la parola santa nel calcio continua ad essere equilibrio. Ovvero come una squadra collettivamente risolve i problemi che le si presentano durante una gara. Come difendersi, e una volta ripresa la palla come portarla in campo rivale e come sorprenderlo. Ci sono pochi giocatori che si possono permettere di essere al di sopra del collettivo: Messi, Maradona, Pelé, Cruijff, Di Stefano. Per gli altri vale la nozione del gioco di squadra. Il Liverpool oggi è la massima espressione del collettivo. E dell’equilibrio".

di Claudio Ruggieri

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